Indice dei Contenuti
  1. Qual è il suo modus operandi?
  2. Come faccio a sapere quando è il momento di rivolgermi a uno Psicoterapeuta?
  3. Qual è la differenza tra Psicologo, Psicoterapeuta, Psichiatra, Psicoanalista e Counselor?
  4. Posso intraprendere percorsi da diversi professionisti contemporaneamente?
  5. Posso terminare il percorso una volta avviato?
  6. Come si riconosce un bravo Psicoterapeuta?
  7. "Non voglio prendere farmaci"
  8. Dovrei vedere un Terapeuta uomo o donna?
  9. "Ma lei è così giovane!"
  10. Lei usa l'ipnosi?
  11. Dovrei stendermi sul lettino?
  12. Quanto costa un percorso di Psicoterapia?
  13. Quanto tempo dura un colloquio di Psicoterapia individuale?
  14. Con che frequenza ci vedremo?
  15. Quanto dura la Psicoterapia?
  16. "Vorrei intraprendere un percorso ma è troppo costoso"
  17. Cosa succede in Psicoterapia e cosa devo aspettarmi?
  18. "Ho un generico malessere e vorrei rivolgermi a uno psicologo… Ma non so cosa dirgli"
  19. Come faccio a convincere il mio partner/parente/amico a iniziare una psicoterapia?
  20. A quale età è preferibile intraprendere un percorso di Psicoterapia?
  21. “Io nella psicoterapia non ci credo”
  22. "Ho paura di essere preso in giro dagli altri perché vado dallo Psicoterapeuta"
  23. “Voglio farcela da solo/a e lo Psicoterapeuta non mi serve"
  24. Perché iniziare una Terapia quando posso parlare a un amico/parente/partner?
  25. Che garanzie ho rispetto alla mia privacy?
  26. "Vorrei intraprendere un percorso ma non ho il tempo né ho la possibilità di raggiungere il suo studio"
  27. "Ho già fatto Psicoterapia in passato, ma sto ancora male e non sono sicuro/a che chiedere aiuto sia la cosa giusta per me"
  28. Ho deciso di intraprendere una Psicoterapia. Come posso contattarla per prendere appuntamento?
  29. Che cos'è la Psicoterapia?

Che cos’è la Psicoterapia?

La Psicoterapia (o Terapia) è un percorso che il paziente fa insieme a un professionista Psicoterapeuta per alleviare forme di sofferenza emotiva, e orientare la propria vita in funzione dei propri valori personali al fine di raggiungere il benessere psicologico. La prima cosa che si fa in Terapia infatti è l’analisi della domanda, quindi si cerca di comprendere e definire cosa spinge il paziente a chiedere aiuto, e successivamente si concordano degli obiettivi concreti e raggiungibili. Lo psicoterapeuta si avvarrà di tecniche per stimolare tali cambiamenti, ma oggi la ricerca dimostra come il motore principe del cambiamento non sia altro che “l’esperienza emozionale correttiva” (Alexander), che prende vita nel momento in cui si instaura una adeguata “Alleanza Terapeutica” tra paziente e professionista fatta di: obiettivi concordati, compiti reciproci, e legame di affetto e fiducia (Bordin).

Grazie al progredire delle Neuroscienze è stato possibile studiare la Psicoterapia più a fondo e si è visto che questa produce visibili cambiamenti nel cervello di chi l’ha effettuata.

L’approccio Psicoterapeutico più studiato e con maggiori evidenze scientifiche di efficacia è il Cognitivo-Comportamentale, nel quale ho scelto di specializzarmi.

Qual è il suo modus operandi?

Il mio modo di fare Psicoterapia si divide in fasi.

Durante le prime sedute il focus dell’attenzione è rivolto a comprendere qual è il motivo che spinge il paziente ad intraprendere quel percorso, come mai ha deciso proprio in quel momento, quali sono le riflessioni che ha fatto, come mai, secondo lui, le strategie che ha sperimentato non hanno funzionato per farlo stare meglio, che teoria si è costruito del suo malessere. Si stabiliscono anche degli obiettivi, prima generici e poi sempre più specifici e definiti in modo che siano visibili e misurabili al loro raggiungimento. Segue poi la fase testistica, per evidenziare un profilo di personalità e la presenza di eventuale psicopatologia. Dopo la descrizione del problema, dello scompenso, e la diagnosi, le sedute successive sono dedicate al completamento della “formulazione del caso clinico” in cui si pone l’accento sul profilo interno delle problematiche riportate in termini di scopi, credenze e stati mentali del paziente; la descrizione dei fattori di mantenimento che impediscono una remissione spontanea e perpetuano la sofferenza, oltre che la definizione della vulnerabilità sia attuale che riferita al passato del paziente, quindi alla sua storia di vita.

Terminata la prima fase di assessment è per me importante condividere le mie considerazioni con il paziente perché mi piace vedere la terapia come un gioco di squadra in cui noi portiamo la “stessa maglia” e lavoriamo insieme in direzione di un obiettivo. È importante che il paziente condivida con me tali considerazioni, e se così non dovesse essere, si apre la strada del dialogo e del confronto. Dopotutto non bisogna mai dimenticare che il terapeuta è esperto della materia, ma il paziente è esperto di sé stesso, quindi tengo in grande considerazione il suo punto di vista.

Una volta condiviso uno schema di funzionamento della mente del paziente, e condivisi gli obiettivi ai quali vogliamo lavorare, preparo un progetto di terapia. Qui decido quali modalità utilizzare per raggiungere gli obiettivi concordati e informo sempre il paziente di quello che stiamo facendo.

Una volta raggiunti tutti gli obiettivi prefissati si fa un lavoro di prevenzione delle ricadute per non lasciare il paziente vulnerabile una volta terminato il percorso.

Alla fine, si decide se stabilire nuovi obiettivi o, se il paziente è soddisfatto, iniziano a diradarsi le sedute e ad elaborare la nostra separazione.

Lo scopo ultimo è che il paziente diventi terapeuta di sé stesso, e non dipendente da me. L’obiettivo della terapia è sempre quello di guadagnare libertà da ciò che ci fa soffrire. Ad ogni modo resto sempre a disposizione, nel caso in cui il paziente nel futuro dovesse attraversare momenti di debolezza o volesse riprendere la terapia per raggiungere nuovi obiettivi.

Come faccio a sapere quando è il momento di rivolgermi a uno Psicoterapeuta?

In tutti quei momenti in cui la persona si rende conto che ci sono una serie di cose che non vanno nella propria vita e che sente di dover cambiare. Questo può essere dovuto a uno o più eventi in particolare che hanno scatenato nella vita del soggetto una serie di reazioni a catena tanto da modificare la sua qualità di vita; oppure a uno stato di malessere generalizzato di cui non si riesce a collocare l’esordio nel tempio. Non è necessario avere un problema “grave” per andare da un terapeuta. La psicoterapia può essere utile anche in casi in cui non c’è una sensazione di malessere, ma semplicemente una richiesta di maggiore conoscenza di sé e di miglioramento del benessere, anche in funzione del raggiungimento dei propri obiettivi e valori.

Qual è la differenza tra Psicologo, Psicoterapeuta, Psichiatra, Psicoanalista e Counselor?

Lo Psicologo è il laureato magistrale in Psicologia (quindi ha conseguito la laurea triennale e poi quella magistrale) che ha poi eseguito un tirocinio post-lauream di un anno e l’esame di Stato per l’iscrizione all’Albo degli Psicologi. Lo Psichiatra è il laureato in medicina e specializzato in Psichiatria. Per diventare Psicoterapeuta bisogna già essere Psicologi o Medici regolarmente iscritti all’albo e conseguire una ulteriore specializzazione almeno quadriennale. Ci sono vari approcci di Psicoterapia: Cognitivo-Comportamentale, Sistemico-Relazionale, Psicoanalitico… Lo Psicoanalista è uno Psicoterapeuta che ha scelto l’approccio Psicoanalitico. Il Counselor può essere laureato o meno ed utilizza le sue conoscenze in merito alla relazione d’aiuto per offrire un valore aggiunto alla sua professione preesistente.

Io sono Psicologa (iscrizione all’Albo degli Psicologi, regione Puglia n. 5074). Sono anche Counselor (Master in Counselling Relazionale presso l’Istituto Life) e Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale (specializzazione presso la SPC: “Scuola di Psicoterapia Cognitiva).

Posso intraprendere percorsi da diversi professionisti contemporaneamente?

È diritto del paziente rivolgersi a tutti i professionisti che ritiene opportuno, ed è diritto del professionista essere a conoscenza di ciò, affinché si instauri quel rapporto di trasparenza e di fiducia reciproca necessario per un lavoro efficace. Il professionista può eventualmente rifiutarsi di eseguire psicoterapie rivolte a pazienti già seguiti da altri colleghi perché considerate controproducenti per il paziente stesso, e per onestà verso il collega in questione. Se occorrerà per vari motivi che entrino in gioco altre figure professionali (ad esempio se il paziente ha anche bisogno di supporto farmacologico), lo si concorderà insieme.

Posso terminare il percorso una volta avviato?

Certamente. Lei è sempre libero di abbandonare la Terapia quando lo riterrà necessario e senza alcun vincolo. L’unica cosa che le chiederò sarà un’ultima seduta per discutere le motivazioni che l’hanno portata alla sua scelta, per offrirle una restituzione e una chiusura del lavoro svolto, per salutarci e per offrirle la possibilità di riprendere il nostro percorso in futuro. Nel caso in cui non si fosse trovato/a bene con me, posso suggerirle nominativi di colleghi di mia fiducia per ultimare il percorso.

Come si riconosce un bravo Psicoterapeuta?

Oltre alla preparazione teorica e al costante aggiornamento professionale, si è visto (Ackerman, Hilsenroth, 2001) che ci sono alcune caratteristiche personali e comportamenti del terapeuta tali da renderlo “bravo”. Questi sono:

  • La capacità di esplorazione dei temi interpersonali che il paziente riporta in seduta;
  • la capacità di creare un’atmosfera di incoraggiamento e di sostegno;
  • la capacità di instaurare un clima di collaborazione con il proprio paziente allo scopo di perseguire insieme obiettivi concordati;
  • non imporre le proprie interpretazioni;
  • nutrire un sincero e genuino interesse per l’esperienza del paziente.

Al contrario, un terapeuta che non favorisce l’alleanza con il proprio paziente ha tali caratteristiche (Ackerman, Hilsenroth, 2001):

  • tendenza a distrarsi;
  • scarso coinvolgimento emotivo;
  • sfiducia nelle proprie capacità di intervenire nelle problematiche del paziente;
  • uso inappropriato di interpretazioni;
  • tendenza a criticare o colpevolizzare il paziente.

È vero che ci sono dei casi (non tutti) in cui il paziente mette in atto i propri cicli interpersonali disfunzionali (o “proiezioni”, direbbero i colleghi psicoanalisti) sul terapeuta accusandolo ingiustamente di scarso coinvolgimento emotivo o di critica nei suoi confronti, ma è soprattutto vero che questi sono i momenti più preziosi della terapia perché permettono al paziente di vivere ed esperire sul campo una esperienza relazionale correttiva. Validare il paziente per quello che sta provando e pensando, senza puntare il dito è il primo passo verso la riparazione di queste rotture dell’alleanza terapeutica. Se però il Terapeuta dovesse usare questo concetto a suo favore per evitare di mettersi in discussione o per coprire furbamente suoi errori o mancanze, commetterebbe una grave violazione deontologica.

“Non voglio prendere farmaci”

Prendere farmaci in molti casi non è necessario. In altri è solo condizione necessaria ma non sufficiente alla guarigione. In altri termini, ci sono casi in cui per guarire è necessaria la Psicoterapia senza l’uso di farmaci (i quali sarebbero a volte anche controproducenti), altri in cui è consigliabile addizionare la Psicoterapia con il supporto farmacologico per ottenere massimi risultati. I soli farmaci senza Psicoterapia non portano alla completa guarigione se non in casi in cui si sarebbe comunque stata una remissione spontanea. In ogni caso cerco di attenermi quanto più possibile alle linee guida internazionali in merito (ad esempio quelle dell’APA), e se necessario concorderemo insieme di contattare uno Psichiatra per sommare i benefici della Psicoterapia a quelli dei farmaci.

Dovrei vedere un Terapeuta uomo o donna?

Non ci sono differenze sui risultati del trattamento, quindi meglio scegliere in base a cosa la fa sentire più a suo agio.

“Ma lei è così giovane!”

Purtroppo, in Italia l’aggettivo “giovane” corrisponde ad “inesperto”. Invece lo psicoterapeuta, per essere diventato tale, ha alle spalle almeno 10 anni di formazione sia accademica, sia clinica a seguito dei molteplici tirocini pratici nei quali è venuto a contatto con diverse tipologie di pazienti, requisito richiesto al momento del conferimento del titolo. Lo psicologo e psicoterapeuta ha infatti svolto (almeno) il tirocinio post-lauream di un anno e ha maturato (almeno) altri quattro anni di esperienza clinica durante la frequentazione della scuola di Psicoterapia. Lo Psicoterapeuta completamente digiuno di esperienza clinica, pertanto, non esiste.

Lei usa l’ipnosi?

No. La stanza del terapeuta non è il luogo dove avvengono esperienze surreali che rendono il paziente privo di coscienza e volontà. La cultura popolare continua ingiustamente a collegare la Psicoterapia al mondo dell’onirico e, per certi versi, dell’occulto. Mai verranno usate da me tecniche che inducono stati di abbassamento della coscienza, né tecniche con scarsa reputazione scientifica. Lo strumento principe che verrà utilizzato è il dialogo clinico, e se necessario, useremo tecniche di rilassamento o immaginative, tutte scientificamente fondate, e che non hanno nulla a che fare con esperienze magiche e misteriose.

Dovrei stendermi sul lettino?

Il mio orientamento teorico non prevede l’uso del lettino, ma di sedie e scrivania che risulta più agevole nel caso in cui si voglia scrivere, schematizzare e mettere in relazione concetti che vengono fuori in seduta. È giusto poi che il paziente sia messo in condizione di guardare le reazioni anche non verbali del terapeuta per non aumentare ulteriormente la disparità tra le due parti.

Quanto costa un percorso di Psicoterapia?

L’ordine Nazionale degli Psicologi offre indicazioni sulle tariffe minime e massime per ogni seduta che corrispondono a:

  • Psicoterapia individuale (per seduta): min.€ 40,00 – max. € 140,00
  • Psicoterapia di coppia o familiare (per seduta): min. € 55,00 – max. € 185,00
  • Psicoterapia di gruppo (per seduta e per partecipante – n. max 12 partecipanti per gruppo): min.€ 20,00 – max. € 70,00.

Essendo la Psicoterapia una prestazione sanitaria, è detraibile al 19% (quindi una seduta dell’onere di 50€ in realtà, equivale a 40,50 € di spesa).

NB: Dal 1° gennaio 2020, le detrazioni fiscali Irpef del 19% saranno riconosciute a condizione che il pagamento venga effettuato mediante mezzi tracciabili, come versamento bancario o postale, bancomat, carte o bonifici.

Quanto tempo dura un colloquio di Psicoterapia individuale?

Dai 50 ai 60 minuti.

Con che frequenza ci vedremo?

Non ci sono evidenze che dimostrino che il vedersi più di una volta a settimana porti a risultati migliori e più repentini rispetto alla terapia settimanale. Pertanto, ci vedremo una volta a settimana, in un giorno e orario stabilito da entrambi, oppure, se preferisce, fisseremo l’appuntamento successivo volta per volta.

Quanto dura la Psicoterapia?

L’approccio Cognitivo-Comportamentale è trai più brevi in assoluto tra quelli ad oggi presenti nel panorama internazionale. Non c’è un tempo stabilito a priori per la durata di una terapia, perché dipende dai problemi presentati dal paziente e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. Da notare però che i primi risultati non arrivano a terapia ultimata, ma molto prima. La fase finale, di solito, è di stabilizzazione dei risultati raggiunti e di prevenzione delle ricadute. Spesso accade anche che a Psicoterapia terminata, il paziente voglia formulare nuovi obiettivi e si decida di continuare a lavorare su quelli. Da parte mia c’è l’assoluta onestà nel raggiungere il massimo risultato con l’impiego del minimo tempo necessario. Nel momento in cui il paziente ha un disturbo ben identificato e protocollato, sarà compito mio seguire le indicazioni in merito a modalità e tempistiche indicate dal protocollo stesso.

“Vorrei intraprendere un percorso ma è troppo costoso”

Esattamente come avviene quando si ha un problema di tipo medico, ci si rivolge a uno specialista e si è disposti a investire del denaro per guarire; lo stesso avviene in uno studio di psicoterapia. È vero che molti problemi col passare del tempo si risolvono spontaneamente, ma è altrettanto vero che ci sono frequenti situazioni in cui piccoli problemi, se non presi in tempo, si cronicizzano al punto da diventare veri e propri disturbi psicopatologici. Curare un disturbo cronicizzato da anni è molto più difficile ed ha anche meno probabilità di buona riuscita. In altri termini, meglio investire dei soldi oggi (in una psicoterapia più breve per un problema più piccolo) per interrompere il circolo vizioso completamente, che non utilizzarne molti di più domani (in una psicoterapia più lunga per un problema più grande) ed avere anche inferiori possibilità di successo.

Ad ogni modo, esistono consultori e CSM pubblici che offrono psicoterapia gratuita o con il solo pagamento del ticket.

Cosa succede in Psicoterapia e cosa devo aspettarmi?

Quello che succede più spesso è parlare e sviscerare i problemi in modo da trovare una chiave condivisa di lettura e di interpretazione degli stessi. Il fatto di ricevere ascolto e comprensione è già di per sé terapeutico. Se necessario, ci si avvale anche di tecniche che hanno guadagnato negli anni solida reputazione scientifica (ad esempio di rilassamento, come il Training Autogeno, o di Esposizione per alcune fobie, oppure l’EMDR per la cura dei traumi…).

“Ho un generico malessere e vorrei rivolgermi a uno psicologo… Ma non so cosa dirgli”

Non c’è da preoccuparsi. Durante le prime sedute cercheremo di identificare insieme questo generico malessere, dargli un nome, comprendere da dove deriva, e stabilire degli obiettivi di cambiamento concreti e raggiungibili.

Come faccio a convincere il mio partner/parente/amico a iniziare una psicoterapia?

Sicuramente è consigliabile avanzare la proposta in momenti di calma in modo da instaurare un dialogo costruttivo, e non durante una lite come strumento per ferire l’altra persona. Si può proporre di provare una seduta e vedere come va (spesso ruotano attorno alla psicoterapia falsi miti e paure che in prima seduta vengono allontanati). Tuttavia, se la persona non è convinta, non vale la pena insistere: affinché la terapia funzioni, è strettamente necessario che il paziente sia motivato perché il lavoro viene fatto unendo le forze e collaborando insieme.

A quale età è preferibile intraprendere un percorso di Psicoterapia?

Tutte le età sono giuste per iniziare un percorso: si parte dall’infanzia fino ad arrivare alla terza età. Nel caso dei minori è però necessario che io riceva il consenso scritto di entrambi i genitori.

“Io nella psicoterapia non ci credo”

Spesso sento dire questa frase e la mia risposta è sempre la stessa: la Psicoterapia non è una religione in cui credere o no. Non si può essere “atei” rispetto alla Psicoterapia. Ad oggi esiste una inquantificabile moltitudine di ricerche scientifiche che dimostrano gli effetti positivi della Psicoterapia in varie condizioni di sofferenza. L’approccio più studiato e validato scientificamente è il Cognitivo-Comportamentale (detto CBT), nel quale ho deciso di specializzarmi. Anche nel foglietto illustrativo dei principali Psicofarmaci è riportato il suggerimento di abbinare una Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale alla loro assunzione. È poi compito del professionista proseguire il suo aggiornamento professionale per essere sempre al passo con metodologie innovative e sempre più efficaci.

“Ho paura di essere preso in giro dagli altri perché vado dallo Psicoterapeuta”

Non è necessario dire agli altri che si è intrapreso un percorso di Psicoterapia. Da parte mia ci sarà la massima discrezione e rispetto del segreto professionale. Purtroppo, oggi chi va dallo psicologo viene ancora stigmatizzato, quindi è comprensibile che la persona non voglia mettere gli altri a conoscenza della propria decisione. Tuttavia, spesso succede che, a cambiamento avvenuto, la persona decida da sé di parlare agli altri del percorso intrapreso e di ricevere comprensione e rispetto.

“Voglio farcela da solo/a e lo Psicoterapeuta non mi serve”

Non tutte le problematiche si risolvono spontaneamente, ma spesso si cronicizzano e peggiorano. Rivolgersi a un professionista vuol dire avere il coraggio di non abbandonarsi al problema o al destino sfavorevole e rassegnarsi, ma prendere in mano la propria vita e diventare artefice di un grande cambio di direzione. Andare in terapia non significa non farcela da soli: io non farò altro che offrire chiavi di osservazione del problema e stimolare un cambiamento, proprio a partire dalle sue risorse personali già presenti, ma spesso mai viste o dimenticate.

Perché iniziare una Terapia quando posso parlare a un amico/parente/partner?

Il rapporto che si instaura tra un paziente e il suo terapeuta è una relazione unica nel suo genere e per questo curativa. Per tali ragioni lo Psicologo metterebbe in atto una grave violazione del codice deontologico se prendesse in cura amici e parenti, o se intrattenesse con i propri pazienti relazioni intime e al di fuori del contesto di Terapia. Parlare con un amico o con il proprio partner è sempre utile, ed è un fattore protettivo nei confronti del malessere psicologico, ma è una cosa diversa. L’altro sarebbe troppo coinvolto nella relazione di amicizia da poter aiutare in modo efficace senza voler condizionare le azioni o puntare il dito se non si seguono determinati consigli. Inoltre, un non professionista non ha gli strumenti di comprensione né di azione per trattare tematiche più complesse.

Una cosa che mi succede davvero spesso è che i pazienti decidono, ad un certo punto della terapia, quando si sentono pronti, di rivelarmi qualcosa che non avevano mai detto a nessuno e che si tenevano dentro da tempo. Questo è un importante indice del fatto che la terapia sta funzionando perché vuol dire che si è raggiunto un forte legame di fiducia e di sicurezza da parte del paziente tali per cui si senta pronto a mettere sul tavolo qualunque cosa senza sentirsi giudicato o rimproverato. Inoltre, il solo fatto di condividere un così grande peso scatena di solito un processo di “catarsi” in cui il paziente inizia a perdonare sé stesso, aspetto fondamentale del processo di guarigione interiore.

Che garanzie ho rispetto alla mia privacy?

Tutto quello che avviene in seduta è sotto mio segreto professionale.

“Vorrei intraprendere un percorso ma non ho il tempo né ho la possibilità di raggiungere il suo studio”

Non c’è problema. Da parte mia c’è una grande flessibilità oraria per venire incontro ad esigenze più disparate. Ricevo sia San Severo che a Foggia per favorire pazienti che risiedono nei diversi paesi della provincia. Inoltre, eseguo anche Psicoterapia online in videochiamata, previo primo appuntamento dal vivo.

“Ho già fatto Psicoterapia in passato, ma sto ancora male e non sono sicuro/a che chiedere aiuto sia la cosa giusta per me”

Capita che il terapeuta possa fare degli errori, o che ci siano state delle incomprensioni non risolte, o che il paziente si sia comportato in modo passivo senza evidenziare problematiche… O semplicemente capita che non nasca un adeguato feeling tra le due parti. Non c’è da preoccuparsi, sono cose che possono succedere e l’importante è non arrendersi. Tra le prime cose che faremo ci sarà quella di comprendere cosa è accaduto nella terapia precedente in modo da non ricadere negli stessi errori.

Ho deciso di intraprendere una Psicoterapia. Come posso contattarla per prendere appuntamento?

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